STEFANO BONACCI
Stefano Bonacci (Perugia, 1971) vive e lavora a Perugia
Bonacci è un artista rispettosissimo del proprio tempo interiore, che da sempre guida il suo lavoro lungo una traiettoria costante e coraggiosa. La sua arte proviene da un luogo intimo e poetico da cui affiorano forme armoniche che esprimono le sue personali “visioni” di bellezza. Le opere di Bonacci, secondo le parole dello stesso artista, tentano di offrire allo spettatore «la possibilità di fare un’esperienza visiva diretta immediata, un’esperienza unica che si impone alla velocità della luce». Nelle sue opere, la libertà del gesto e la ragione rigorosamente ordinatrice tendono al massimo dell’equilibrio, anche quando stravolgono principi, regole e canoni. Si tratta di opere che connettono, in maniera spontanea e sintetica, il passato con il presente con il futuro; manifestando un controllo assoluto tanto delle esigenze intime delle emozioni quanto della tecnica. Dei materiali come dei diversi linguaggi plastici, della mano come del pensiero.
Stefano Bonacci è nato nella stessa regione – l’Umbria – in cui nacquero, in epoche molto diverse, Pietro Vannucci (Il Perugino) e Alberto Burri. Quest’ultimo, in particolare, rappresenta per Bonacci «un punto di riferimento importantissimo che definisce per me una misura di valore etico-artistico dalla quale non voglio prescindere». Dopo essersi diplomato in pittura presso l’Accademia di Belle Arte di Perugia, Bonacci ha realizzato diverse esperienze formative e professionali sia in Italia sia all’estero (soprattutto in Gran Bretagna). Dal 1999 al 2004 è stato professore di Tecnica Pittorica nella stessa Accademia di Perugia dove, a partire dal 2005, insegna Installazioni Multimediali. Tra le esperienze per lui più significative c’è senz’altro l’incontro con Allan Kaprow, il pioniere dell’happening, avvenuto a Como nel 1997. Bonacci ricorda con piacere una fondamentale lezione appresa da Kaprow: «la dimensione ludica e la rivoluzionaria idea di poter giocare con la vita, con il proprio corpo, con il proprio comportamento, con le proprie azioni e con qualsiasi materiale, persino con l’immondizia».
La combinazione di materiali nobili e materiali “differenti” rappresenta un aspetto centrale della poetica e della pratica artistica di Bonacci. Basti pensare all’uso che l’artista fa del neon, de la fotografia o del ready made; ma si pensi anche all’uso della gommalacca o del gesso in alcuni cicli pittorici realizzati tra il 2003 e il 2006, come i Batteri, le Nebulose, le Forme del tempo o gli Ori. In alcune di queste opere la gommalacca dona alla superficie dipinta un effetto di particolare lucentezza che tende a far risaltare le crepe e le imperfezioni del pigmento, ottenendo un peculiare risultato estetico. Si tratta di dipinti nei quali la materia ha un’importanza fondamentale e in cui la spontaneità del gesto si trova perfettamente controllata dal rigore compositivo, raggiungendo una purezza atemporale, in certe occasioni arricchita dall’uso di foglie d’oro o dal ricorso al supporto antico della tavola.