DALLE PRIME MAIOLICHE A MASTRO GIORGIO
La più antica notizia che abbiamo di Gubbio per l’arte della maiolica risale al 1326 con il Gonfalone Ugutius Jacomelli, il quale stila un documento dove compare un elenco figuli e vasai che lì lavorerenno per tutto il ‘300 e ‘400.
Nel periodo comunale erano ormai molti i vasai: coloro che producevano le terraglie per uso domestico ed i figuli, coloro che si dedicavano a prodotti eleganti per una clientela più esigente, oltre che ai tornitori, gli stampatori, i lustratori ed i fornaciai. È il periodo della ceramica decorata con varie gradazioni del verde: verde smeraldo, verde cantaride e turchese, e delle maioliche con decorazioni a candeliere o a graffiti. Ma la fama della ceramica di Gubbio è legata al nome di Mastro Giorgio Andreoli, che nel 1498 giungeva a Gubbio da Intra, città sul Lago Maggiore, con i fratelli Giovanni e Salimbene. Producevano vasellami di lusso fino al 1518, quando dalla loro bottega si cominciava a produrre una maiolica molto richiesta dalla borghesia, abbagliata dai prodotti medioevali arabo-spagnoli ed arabo-siciliani, che esaltava le decorazioni con riflessi rubino e oro pallido di grande effetto, chiamati lustri. Le opere uscite dalle fornaci del mastro, furono in breve tempo così rinomate da essere presenti nella mensa ducale di Guidobaldo da Montefeltro e nella corte di Papa Leone X, che lo stesso, con uno scritto datato aprile 1519 non solo riconosce la validità dell’artista ma anche lo aiuta per ottenere l’esenzione fiscale a tutela della sublime tecnica e della relativa produzione.